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Storia: il secondo dopoguerra

Il tempo gli dette ragione tant’è che delle 8 distillerie in funzione nella provincia di Pordenone ai suoi tempi ora ne rimane solo una ancora in attività, la Pagura, e questa sua longevità è anche certamente dovuta all’impronta che Domenico seppe dare all’attività di famiglia.

L’etichetta ad esempio non cambiò, e tantomeno il modo di fare la grappa e queste furono scelte destinate a pesare nel futuro aziendale.
Domenico negli anni del grande boom industriale ebbe la felice intuizione di non trasformare un’attività di stampo artigianale in quello di una vera e propria industria.
In quegli anni era facile pensare in grande e molte delle aziende locali assunsero le dimensioni di piccole industrie con alambicchi continui in grado di distillare grandi quantitativi di vinaccia.
Domenico, forse spinto dalla sua storia e degli anni difficili della sua infanzia, era un uomo prudente e non volle fare quel salto di livello che per molti in quegli anni appariva come un fatto scontato. Affidò a due esperti artigiani battirame di Conegliano, Zanbenedetti e Nogarol, il compito di ammodernare l’impianto, mantenendo però la “filosofia” dell’alambicco discontinuo. Si limitò infatti a trasformare le caldaie di estrazione passando dall’impiego del fuoco diretto al fuoco indiretto e sostituì la colonna di distillazione adottando quella brevettata dai due artigiani. L’alambicco così realizzato nei primi anni 60 è quello ancora attualmente in funzione.

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Storia: la morte di Domenico

Purtroppo, la fortuna non sorrise a lungo al Domenico e come accadde ai suoi predecessori la vita lo lasciò anzitempo a soli 52 anni.

Pochi anni dopo ci lasciò anche Giovanna, che sopravvisse per qualche anno al figlio, ma il suo spirito sembra ancora aleggiare tra i muri di casa.
Ancora oggi qualche vecchio cliente che viene a trovarci in distilleria, ripete un aneddoto che conosciamo a memoria: “I mi impensi quant chi vignevi a portà la trapa, la Giovannina a ni dava sempri un bicerin da sercia, ai pi granc la sgnapa e ai piciui la menta, ma nissun al zeva a ciasa sensa”.

Dopo la morte di Domenico fu ancora una volta una donna a doversi sobbarcare l’onere di gestire l’azienda famigliare.

Questa volta toccò ad Anna Ornella che senza avere il cipiglio dell’imprenditore si pose a riferimento della famiglia da mediatore per tutte le decisioni che contavano e questo fu un ruolo che mantenne fino alla sua morte, avvenuta pochi anni fa.
Che donne! E bello ricordarle come una presenza rassicurante sempre presente nel momento del bisogno, come un posto dove poter tornare, come un porto dove attraccare.

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Storia: le cose belle hanno spesso breve vita

Si sa che spesso le cose belle hanno purtroppo breve vita e fu così anche per Lindo.
Il fato, che gli aveva regalato tutto, volle ben presto tutto indietro, compresa la sua vita a soli 35 anni, lasciando la giovane moglie sola con un bimbo di 12 anni ed una bimba Luigina di appena 7 anni.
Giovanna Mistruzzi, donna d’altri tempi e dalla inesauribile forza di volontà, si rimboccò le maniche senza farsi troppe domande e cominciò a lavorare, gestendo da sola un’azienda, in un epoca in cui le donne non potevano nemmeno votare.

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2021-11-02T11:14:05+00:00

Storia: Seconda guerra mondiale e servizio di leva per Domenico

Come se la perdita del marito non fosse un dolore bastante il destino regalò a Giovanna, come alle tante donne e uomini coraggiosi del tempo, la gioia di una guerra preannunciata come gloriosa e vittoriosa.
Sappiamo invece come si concluse e quante disgrazie e lutti provocò in particolare a chi, come Domenico, era di leva proprio in quegli anni.
La scelta di Giovanna fu quello di nascondere il figlio fingendolo scomparso. Subì in silenzio la requisizione di grappa da parte degli occupanti tedeschi venuti a cercarlo e pareva proprio che lo stratagemma dovesse funzionare ma come sempre il fato può riservare delle brutte sorprese.
Partiti i Tedeschi infatti arrivarono i partigiani. Entrarono nel cortile armati di tutto punto. Cercavano Domenico, volevano passarlo per le armi in quanto lo ritenevano un imboscato.

Cercarono ovunque e alla fine lo scovarono e lo trascinarono nel cortile. Disperata Giovannina mandò a chiamare il prete. Gli sembrò che Dio fosse l’unica persona a cui poteva appellarsi in quel tragico momento. Il Cappellano arrivò di corsa ma a nulla sembravano valere le preghiere disperate di una madre terrorizzata e impotente, a nulla sembravano valere neppure le preghiere del cappellano. Anche in quel frangente, fu proprio lei, “la grappa” la grande protagonista che riuscì a evitare una triste fine a Domenico.

Tutto si risolse infatti all’italiana, con il sequestro della grappa, che davvero in quell’occasione si meritò l’appellativo di “Acquavitae”.
La ripartenza però dopo quel sequestro fu davvero un’impresa epica per Giovannina, e il giovane Domenico, senza soldi, senza grappa da vendere e ironia della sorte con le tasse da pagare per della grappa che gli era stata sequestrata.
A quei tempi non si pagavano le imposte per la grappa che vendevi ma per la grappa che producevi (una tassa giornaliera per i giorni di attività della distilleria).
La grappa era stata prodotta e le tasse andavano pagate. Lo stato cieco e ottuso non sentì ragioni. Per rimettere in moto l’azienda ci volevano soldi e per poterli prestare la banca chiedeva garanzie che la Giovannina non poteva dare.
Ma lei era una donna tutta d’un pezzo capace ancora di riscuotere la fiducia di tutti. Alla fine trovò dei compaesani benestanti che si prestarono a mettere la propria firma su quelle cambiali e, pian pianino, la macchina poté rimettersi in movimento.
A lei guardiamo con profondo senso di gratitudine perché seppe farsi custode di quella che ancora oggi è la nostra preziosa attività.
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2021-11-02T11:14:53+00:00

Storia: Lindo Pagura diventa padre e vince un importante premio

Lindo oltre che per la sua esuberanza si mise subito in mostra anche per le sue capacità imprenditoriali.
Dopo quattro anni dall’inizio della sua gestione della distilleria decise di partecipare all’Esposizione Internazionale del Lavoro di Milano e vinse la medaglia d’oro. Quella partecipazione valse alla distilleria questo diploma e il titolo di Premiata che ancora adesso compare nella carta intestata. Il logo dell’esposizione venne poi inserito nelle etichette e fa ancora mostra di sé nelle bottiglie della nostra grappa tradizionale.
Si conserva ancora in Distilleria l’antica pietra litografica, incisa a mano, con la quale venivano stampate in quegli anni le etichette.

Vento in poppa per la Distilleria per il 23enne Lindo che proprio nello stesso anno dell’importante riconoscimento vedeva venire alla luce il suo primo figlio: si chiamerà Domenico come ovvio tributo al fondatore della Distilleria.

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2021-11-02T11:06:02+00:00

Storia: Lindo Pagura pronto a gestire la distilleria

Domenico Campagna e la moglie Cinat Luigia non ebbero figli e decisero di comune accordo di prendersi in casa, come “figlio d’anima” il nipote Lindo Pagura con l’intento di farne l’erede della loro attività.

Era appena finita la guerra e si poteva ripartire con nuovo slancio, nuovi progetti, e al giovane Lindo la vitalità e l’intraprendenza certo non mancavano.

Un vecchio operaio della Distilleria ce lo definì come un “veir ligera” un termine scomparso che fa parte del passato e che potremmo tradurre oggi come un “viveur”, uno insomma a cui piaceva la bella vita.

Tale eventualità purtroppo non tardò molto ad attuarsi dato che il Campagna, nel 1919, morì dopo una breve malattia lasciando prematuramente al diciannovenne Lindo l’onere di condurre la distilleria.

A questo giovane scavezzacollo bisognava trovare la moglie giusta che lo tenesse un po’ a freno e la scelta cadde su Giovanna Mistruzzi, di buona famiglia, figlia della levatrice del paese e del Podestà. La scelta, come vedremo, non potè essere più azzeccata.

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2021-11-02T11:05:02+00:00

Storia: nascita della distilleria

I contadini Friulani di fine ottocento vivevano ancora uno stato di arretratezza rispetto ad altre più ricche regioni d’Italia. Non a caso molti di loro scelsero la via dell’emigrazione per sfuggire a una condizione di fame e stenti. In un’economia familiare basata sulla sussistenza nulla poteva essere sprecato e anche ciò che poteva sembrare un prodotto di scarto diventava fonte di ricchezza.

É su questo solco che nasce la tradizione friulana e veneta di riutilizzare le vinacce (sottoprodotto della vinificazione spesso trascurato dai ricchi proprietari del tempo) per ottenere uno spirito capace di sostenere le loro infinite fatiche, in grado di lenire il dolore e, secondo la credenza popolare, di curare ogni tipo di malattia.
Questo fu il contesto in cui nel 1879 il giovane “pioniere” Campagna Domenico cominciò la sua attività di “Sgnaparoul” (grappaiolo) con un primo rudimentale alambicco, non immaginando certo che questa sua intraprendenza potessero dar vita ad un’attività destinata a cavalcare cinque generazioni e tre secoli di storia.

L’ingegno, la tenacia e paradossalmente il bisogno furono le armi di cui Domenico poteva disporre e che gli consentirono, in anni davvero non facili, di emergere e di affermarsi con questa nuova attività. La grappa nostrana e rude che produceva fin dagli inizi doveva essere molto apprezzata dai suoi compaesani, tant’è che nel giro di pochi anni potè aprire una sua prima piccola rivendita, che per tutti era la ‘Sgnaperie’.

Dopo i lavori nella stalla, che cominciavano alle 5 del mattino, bisognava portare il latte alla latteria sociale (uno dei primi esempi Una breve visita nella vicina “Sgnaperie” del Campagna, per bere il ‘decimìn’ (bicchiere che conteneva circa un decimo di litro) era quello che ci voleva prima di partire per il duro lavoro nei campi che si protraeva poi fino al tramonto.

Ironia della sorte la Sgnaperia sorse nel punto esatto, dove a distanza di pochissimo tempo venne aperta la prima farmacia di Castions. Si direbbe quasi una normale evoluzione dell’arte medica dato che in queste zone la grappa fu il più antico tra i medicamenti, usato da tutti i contadini del tempo per guarire da ogni male.

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2021-11-02T11:02:47+00:00

Storia: inaugurazione del nuovo stabile

L’abitudine dei contadini del tempo di fermarsi per un decimìn prima del lavoro nei campi fece la fortuna del Campagna che con i guadagni realizzati negli anni potè permettersi la costruzione di una nuova e spaziosa casa con annesso il nuovo laboratorio della distilleria. Si tratta dell’immutato edificio dove ancora oggi si produce la nostra grappa.

Sguardo sicuro e rassicurante, era uno che sapeva il fatto suo. Pare dircelo lui stesso in questa foto, ma a confermarlo furono anche i fatti. Quando gli scattarono questa foto agli inizi del novecento aveva su per giù cinquant’anni e aveva da poco realizzato il sogno della sua vita. Poteva davvero essere orgoglioso di quella nuova casa-distilleria. Non era facile per quegli anni realizzare costruzioni di quelle dimensioni, ancor di più pensando che partì dal nulla, da una famiglia di braccianti agricoli.

Immaginiamo con che grande orgoglio si fece realizzare le iniziali in ferro battuto da mettere sopra la porta d’ingresso. CD, Campagna Domenico insegna che ancora adesso è lì al suo posto per ricordare a tutti chi fu l’artefice e l’iniziatore di questa bellissima storia.

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2021-11-02T11:47:43+00:00

Storia: La Quarta generazione

Siamo così giunti alla quarta generazione.
La prima evidente diversità rispetto al passato e che non parliamo più di una singola persona ma di un gruppo, una famiglia appunto. Tre fratelli, figli di Domenico a gestire collegialmente l’azienda, ovviamente sotto l’occhio vigile e attento del patriarca in gonnelle Anna. A Gianna, Dora e Lindo si unirà ben presto Angelo Toppazzini che avrà, con il suo estro artistico, un ruolo molto importante nella creazione delle etichette e nella scelta delle bottiglie.

Il vecchio alambicco realizzato negli anni 60 dagli artigiani di Conegliano Zambenedetti e Nogarol è ancora lì a produrre la stessa grappa.
Ognuno dei fratelli con le proprie capacità, il proprio estro e la passione ha messo la sua impronta nella crescita di questa storica distilleria. Dimostrando che per fare bene le cose non ci vuole smania di successo ma semplicemente il gusto, anche estetico, di riuscire a creare qualcosa di bello, sincero e vero.

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2021-11-02T11:22:22+00:00

Storia: la Quinta generazione

Con L’ingresso in azienda di Clara (figlia di Dora) e del suo compagno Matteo, di Mattia (figlio di Lindo) e della sua compagna Isis ha inizio un nuovo cambio generazionale che siamo sicuri possa portare nuovo slancio in questa centenaria attività.
Ogni passaggio generazionale rappresenta per un’azienda un fatto estremamente delicato e non possiamo che augurarci e augurare a questa quinta generazione un buon lavoro.

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2021-11-02T11:26:15+00:00

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